Di cosa parliamo
Negli ultimi anni, il tema della sicurezza informatica è diventato centrale, specie per quanto riguarda le comunicazioni riservate tra gli organi di governo e le pubbliche amministrazioni. Episodi di spionaggio e vulnerabilità nei sistemi informatici hanno evidenziato quanto sia urgente dotarsi di strumenti sicuri e tecnologicamente avanzati per proteggere dati sensibili.
L’Italia, seguendo l’esempio di altri Paesi europei, sta valutando lo sviluppo di una propria piattaforma di messaggistica, concepita specificamente per garantire la riservatezza delle comunicazioni istituzionali. Il progetto, coordinato dal sottosegretario Alfredo Mantovano e da Alessio Butti, sottosegretario con delega all’Innovazione, mira a rispondere a sfide sempre più complesse legate al cybercrime e allo spionaggio geopolitico.
Come funzionerà il nuovo sistema di messaggistica?
L’idea è quella di creare una piattaforma che utilizzi la crittografia end-to-end, una tecnologia che garantisce che i messaggi siano leggibili solo dai dispositivi del mittente e del destinatario, rendendoli inaccessibili a provider di servizi, hacker o terze parti. Questo approccio, già adottato da app come Signal, rappresenta uno standard di sicurezza indispensabile per le comunicazioni di alto livello.
Oltre alla crittografia, il sistema dovrà integrarsi con le infrastrutture informatiche della Pubblica Amministrazione, garantendo il rispetto delle normative italiane ed europee in materia di protezione dei dati. La piattaforma dovrebbe anche prevedere controlli rigorosi sugli accessi e monitorare eventuali vulnerabilità, riducendo al minimo i rischi di intrusioni esterne.
Le sfide tecnologiche e geopolitiche
Uno degli aspetti più delicati del progetto riguarda la scelta dei fornitori e delle tecnologie da adottare. Per evitare rischi legati a software sviluppati da Paesi con politiche ostili, il governo punta a una soluzione interamente made in Italy. Tra le opzioni possibili figura la piattaforma sviluppata da Telsy, azienda italiana specializzata in cybersecurity. Questo approccio si allinea al principio di sovranità tecnologica, già perseguito da altri Paesi come la Francia, che ha adottato la soluzione Olvid, non priva però di criticità.
Un ulteriore problema è rappresentato dai costi e dai tempi necessari per sviluppare una piattaforma completamente nuova. La Francia, ad esempio, ha affrontato difficoltà significative con il rapido switch verso Olvid, sollevando interrogativi sulla fattibilità di progetti simili in tempi brevi.
Perché una chat di Stato è indispensabile
Il crescente rischio di cybercrime e spionaggio, nonché la vulnerabilità delle attuali applicazioni come WhatsApp e Telegram, ha reso evidente la necessità di una piattaforma progettata ad hoc. Le applicazioni di messaggistica esistenti, infatti, presentano spesso backdoor che possono essere sfruttate da attori esterni, mettendo a repentaglio la sicurezza delle informazioni.
Oltre agli attacchi diretti, un altro rischio è rappresentato dai metadati raccolti dai fornitori di servizi. Questi dati, che comprendono informazioni come numeri di telefono, indirizzi IP e abitudini di utilizzo, possono essere utilizzati per tracciare e monitorare le attività degli utenti. Una piattaforma italiana, invece, garantirebbe maggiore controllo sui dati e una gestione più sicura delle informazioni sensibili.
Un progetto ambizioso ma necessario
Il percorso verso una chat di Stato sicura è senza dubbio complesso, ma rappresenta un passo indispensabile per proteggere le comunicazioni istituzionali e rafforzare la sovranità digitale del Paese. Con il coinvolgimento di agenzie come l’ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) e il rispetto dei requisiti previsti dal CAD (Codice per l’Amministrazione Digitale), l’Italia ha l’opportunità di sviluppare una soluzione innovativa, all’altezza delle sfide attuali.
Tuttavia, il successo di questo progetto dipenderà dalla capacità di bilanciare sicurezza, funzionalità e accessibilità, senza incorrere negli stessi limiti che hanno penalizzato esperienze simili in altri Paesi. Solo il tempo dirà se questa iniziativa potrà trasformarsi in un modello di riferimento per la protezione delle comunicazioni sensibili a livello globale.