Installare un localizzatore GPS nell’auto del coniuge è reato?

Un uomo installa un localizzatore GPS sull'auto della moglie

Può capitare, nella vita di una coppia, un momento di crisi. Nel vuoto dei silenzi, del distacco, si insinua il tarlo del sospetto: il tradimento. Il dubbio non lascia scampo, occorre fare qualcosa. Ma cosa?

Per chi non voglia affrontare direttamente la questione con la propria metà, le possibilità sono molte. Rivolgersi a una agenzia investigativa, per esempio. C’è anche il fai da te: pedinare la moglie o il marito, adoperare un cellulare spia, piazzare micro spie, microtelecamere o un localizzatore satellitare.

Si tratta di comportamenti al limite. Al di là del giudizio morale, il rischio è quello di passare dalla parte del torto sul piano legale.

In questo post cercheremo di rispondere a una semplice domanda: installare un localizzatore GPS nell’auto del coniuge è reato?

Diciamo subito che la questione è controversa, dunque presta attenzione e se hai dubbi, come sempre, non esitare a contattarci.

Come funziona un localizzatore GPS

Un localizzatore GPS o GPS tracker o localizzatore satellitare è un dispositivo in grado di segnalare la posizione di una persona, un oggetto, un veicolo su una mappa. Per farlo, sfrutta il Global Positioning System, il Sistema di Posizionamento Globale (GPS).

Il segnale viene trasmesso dal dispositivo al satellite e da lì a un ricevitore (per esempio, un cellulare). Alcuni modelli evoluti consentono il tracciamento in tempo reale (real time), per cui è possibile sapere la posizione del soggetto con un intervallo di tempo di 1 secondo.

I localizzatori tipicamente sono pensati per essere installati su veicoli (auto, furgoni, camion, biciclette, moto), ma anche all’interno di container, rimorchi, pacchi, oggetti vari, persino accessori di abbigliamento (per esempio la nostra cintura GPS).

Anche alcuni oggetti di uso quotidiano sono dotati di sistemi di localizzazione. Per esempio, gli smartphone.

In generale, gli utilizzi dei tracker sono molteplici. Monitorare i mezzi della flotta aziendale, proteggere un carico di merce prezioso, tenere sotto controllo la posizione di un anziano non autosufficiente, il proprio figlio minorenne, un animale domestico.

Per non parlare, poi, degli impieghi professionali da parte delle forze dell’ordine in attività di indagine.

Non mancano, infine, gli usi più creativi. Il geofencing, ad esempio, è ormai una realtà nel mondo del marketing.

Pedinare una persona è reato?

Uno degli orientamenti prevalenti nella giurisprudenza è quello di equiparare l’utilizzo del localizzatore al pedinamento. Ma un privato cittadino può seguire qualcuno?

La risposta più corretta è: dipende.

In linea di massima, il Codice Penale non considera il pedinamento come un reato. E’ possibile seguire qualcuno a patto che l’attività sia saltuaria e non arrechi danno materiale o emotivo.

Il rischio, altrimenti, è quello di incappare in due fattispecie di reato:

  • molestia
  • stalking

Riguardo il primo caso, il riferimento è l’articolo 660 del Codice Penale. Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o per mezzo del telefono, reca disturbo a qualcuno per “petulanza o altro biasimevole motivo”, rischia l’arresto fino a sei mesi o una multa fino a 516 euro.

Stando all’articolo 612 bis del Codice Penale, il reato di stalking si verifica quando la condotta molesta è reiterata o vessatoria. Ciò può accadere, per esempio, se il pedinamento diventa tale da suscitare nella vittima uno stato di ansia per la propria incolumità. La pena prevista va da 6 mesi a 5 anni.

E’ lecito installare un localizzatore GPS nell’auto del coniuge?

Nel febbraio del 2021 ha fatto discutere la sentenza di un tribunale di Arezzo. Una donna si è rivolta al giudice accusando l’ex di averle installato di nascosto un tracker satellitare nell’auto. Appurato il fatto, il tribunale ha comunque lasciato cadere l’accusa.

Perché?

Nella motivazione della sentenza si legge che “il GPS è strumento non idoneo alla captazione di riprese visive o sonore”. Per questo motivo, secondo la Corte, non si può configurare il reato di “interferenze illecite nella vita privata” (art. 615 bis del Codice penale). Inoltre, “l’abitacolo di una autovettura non può considerarsi luogo di privata dimora”, fatto quest’ultimo ormai accettato da quasi tutta la giurisprudenza.

Insomma, in questo caso, secondo il tribunale, mancherebbero gli elementi tali per poter parlare di reato.

In generale, però, la questione è controversa: sulla materia non sono mancati giudizi contrastanti, giunti sino in Cassazione.

Riguardo l’attività degli investigatori privati, vale il DM 269 del 1° dicembre 2010, art. 4, secondo cui “i soggetti autorizzati possono, tra l’altro, svolgere, anche a mezzo di propri collaboratori”, segnalati nel rispetto del TULPS, “attività di osservazione statica e dinamica (c.d. pedinamento) anche a mezzo di strumenti elettronici”.

Il sito della Federpol riporta un estratto del vademecum Operativo del Ministero dell’Interno. La localizzazione tramite GPS da parte del professionista autorizzato “costituisce attività di pedinamento”, non è assimilabile alla “intercettazione di comunicazioni o conversazioni”, e dunque non è soggetta agli art. 266 e segg. del Codice di procedura penale.

Al di là delle questioni legali, installare un localizzatore satellitare nell’auto del coniuge rimane un comportamento grave, una decisione da non prendere a cuor leggero e da valutare correttamente.


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