Di cosa parliamo
Settembre: mese di riaperture scolastiche, di ripresa dei corsi universitari. Le sessioni invernali d’esame si avvicinano, e con esse aumenta la tentazione di barare, magari ricorrendo a un piccolo aiuto tecnologico.
La grande diffusione degli smartphone e dei dispositivi di spionaggio offre numerose opportunità agli aspiranti copioni.
La questione è delicata. Contrariamente a ciò che si pensa, non investe solo la sfera etica, ma anche quella legale. Copiare a un esame universitario è reato, e può costare caro.
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Copiare a un esame universitario: gli strumenti più utilizzati
Tralasciando le tecniche “vintage” (appunti nascosti o trascritti sul corpo, suggerimenti di compagni), è la tecnologia a venire incontro agli aspiranti imbroglioni.
Il cellulare nascosto è un evergreen, ma sono i microauricolari il must in questo “settore”.
Si tratta di dispositivi pensati per consentire comunicazioni discrete a distanza illimitata, adoperati in modo perfettamente lecito da attori, politici, public speaker, professionisti della sicurezza.
Sono costituiti da un modulo di trasmissione e una coppia di microdiffusori (le “cuffiette”) invisibili a occhio nudo. Nei modelli più evoluti è presente anche una micro telecamera a bottone ottimizzata per la lettura dei testi.
Il funzionamento è semplice. Tramite tecnologia wireless o collana Bluetooth (dunque per induzione), i microdiffusori si connettono al modulo di trasmissione. Questo, grazie a una SIM card, invia i dati al dispositivo ricevitore, di solito un cellulare.
Un auricolare con telecamera permette, dunque, di inquadrare un documento (per esempio, un foglio con le domande), trasmetterlo al complice a distanza illimitata e ricevere i suoi suggerimenti.
In alternativa, è possibile adoperare un micro auricolare GSM senza telecamera spia, sfruttando le possibilità dell’audio bi-direzionale.
Ma cosa rischia chi adopera simili strumenti nel corso di un esame universitario? E a cosa va incontro chi suggerisce?
Esame “dettato” al micro auricolare: un caso di cronaca
Nel 2016, una studentessa di Padova era in difficoltà con l’esame di Procedura civile, uno dei più difficili del suo corso. Agli amici aveva rivelato lo stratagemma escogitato: avrebbe passato il test con l’aiuto di un micro auricolare Bluetooth e di un complice remunerato (50 euro).
La voce fece il giro del corso, finché non giunse alle orecchie sbagliate. Da qui, approdò sulla scrivania del preside di Giurisprudenza, Daniele Corletto, sotto forma di segnalazione anonima.
Venuto a conoscenza di episodi analoghi avvenuti in passato, il preside allertò immediatamente le forze dell’ordine.
Mimetizzati tra i corsisti, alcuni agenti della squadra Mobile intervennero all’esame. Al termine della prova, i poliziotti bloccarono la studentessa ed effettuarono la perquisizione.
Trovata in possesso di un kit micro auricolare con collana microfono Bluetooth wireless, la giovane è stata denunciata per alterazione di prova d’esame, reato regolamentato dalla legge sul plagio.
Il complice, che agiva dal suo appartamento, è stato denunciato per lo stesso reato, per falso ideologico di privato in atto pubblico e per truffa.
Cosa dice la legge sul plagio
La normativa è vecchia, risale al 1925. L’articolo 1 recita:
Chiunque in esami o concorsi, prescritti o richiesti da autorità o pubbliche Amministrazioni per il conferimento di lauree o di ogni altro grado o titolo scolastico o accademico, per l’abilitazione all’insegnamento od all’esercizio di una professione, per il rilascio di diplomi o patenti, presenta, come propri, dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri, è punito con la reclusione da tre mesi ad un anno.
Il caso di cronaca riportato è, ovviamente, un caso-limite. Lo studente sorpreso a copiare non viene automaticamente denunciato. Di solito è il docente a valutare in prima istanza la gravità del suo comportamento.
Il copione, dunque, potrebbe cavarsela con una semplice ammonizione, con un allontanamento dalle lezioni, nei casi più gravi con una segnalazione alla commissione disciplinare che potrebbe deliberare l’esclusione dagli esami per uno o più mesi o la sospensione temporanea dall’Università.